Un pomeriggio ricco di proiezioni nella prima giornata di ValdarnoCinema film festival che entra nel vivo con il concorso: si sono susseguiti Phlegm, cortometraggio di i Jan-David Bolt sulla grottesca storia Oscar e il suo rapporto con le lumache; l’anteprima nazionale di Ma nuit di Antoinette Boulat con protagonista Marion, una ragazza di 18 anni che nell’anniversario della morte della sorella inizia un viaggio notturno per le strade di Parigi tra incontri, ricordi e la voglia di tornare a vivere. Poi è stato il turno del corto Don vs. Lightning di Big Red Button, sulle vicende di Don, un anziano scontroso scozzese, vittima di numerosi fulmini, il quale inizia a temere che la sua vita tranquilla e ordinata possa non essere mai più la stessa. E infine Rue Garibaldi, storia di due fratelli di origini tunisine ma cresciuti in Italia che vivono nelle periferie parigine. Il film è stato introdotto in sala dal regista Federico Francioni che ha poi risposto alle domande dei ragazzi presenti.
Le proiezioni continuano alla sera e alle ore 21.15 “Ofelia torna a casa”. Così il giovane regista di San Giovanni Valdarno Pierfrancesco Bigazzi, che ha presentato per la prima volta nella sua città d’origine il cortometraggio con protagonista sua nonna. Un progetto molto intimo, ideato e diretto durante il primo lockdown dal regista che rappresenta una necessità e un’esigenza di racconto. La protagonista, come da titolo, è Ofelia Borgheresi, nonna del regista e memoria vivente di una famiglia intera. Pierfrancesco ha raccolto in dodici minuti l’essenza fuggevole dei ricordi che se ne vanno, per sempre, insieme al dolce e amaro tempo passato insieme che rimarrà, indelebile, nella memoria di chi rimarrà dopo. Bigazzi, davanti alla sala colma di persone, ha ringraziato il pubblico affermando che è “sempre un po’ più difficile giocare in casa”, presentando un lavoro a cui si è molto affezionati e farlo davanti ad amici e parenti ne è un chiaro esempio.
La serata è poi proseguita con la proiezione di “Californie” dei registi Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman, anche loro presenti in sala per salutare il pubblico del Festival. Girato nell’arco di cinque anni, Californie racconta la storia di Jamila (Khadija Jaafari), ragazza di origini marocchine che vive in Italia, precisamente a Torre Annunziata, in provincia di Napoli. Già all’età di 9 anni sogna il suo futuro in grande, ma i ragazzi della sua età sembrano non accettarla e, non avendo con sé una famiglia che possa darle conforto, Jamila tende a isolarsi. La solitudine diventa per lei una corazza dietro cui proteggersi, qualcosa di cui vantarsi e che le permette di ostentare una sicurezza verbale e combattiva. Peccato che dietro questa finta sicurezza ci sia il timore di essere rifiutata da chi ha intorno e la sua corazza non le permette di fidarsi di nessuno, neppure di chi vuole starle vicino ed essere d’aiuto. Tutto ciò porta Jamila a convincersi che il suo paese d’origine sia perfetto, idealizzandolo esageratamente, e di conseguenza a desiderar di farvi ritorno. È così che la ragazza a 12 anni decide di mettere soldi da parte, tra lavoretti e truffe, per un viaggio in Marocco. A 13 anni decide di lasciare la scuola e trova impiego come parrucchiera presso il salone Californie, che le permette con i soldi guadagnati di condurre una vita, secondo lei, da adulta.