Gli autori si confrontano con il regista Franco Piavoli (2. Mattinata)
Matinée di documentari al Cinema Masaccio di San Giovanni Valdarno. Si è infatti conclusa la seconda giornata di proiezioni di cortometraggi degli iscritti Fedic insieme al celebre cineasta Franco Piavoli con una serie di testimonianze e rielaborazioni creative di cronaca e vita reale. Sotto la supervisione del regista, si è potuto assistere alla visione e alla successiva discussione di lavori tra loro diversissimi per forme e temi ma non per spirito di condivisione e passione per il mezzo audiovisivo come medium di racconto, personale e sociale. Per iniziare, è stato mostrato“Corciano Red Cross” del più giovane iscritto al Cineclub Roma Alessandro Cicioni, un’incursione nel volontariato della Croce Rossa della cittadina umbra per l’assistenza verso i senza fissa dimora; uno sguardo ravvicinato coraggioso sui veri eroi della nostra società, pur nei difetti e negli eccessi comunque ammissibili per un’opera prima. “La via del sale” di Rossana Molinatti del Cineclub Venezia documenta il vero e proprio viaggio nel Deserto del Sale nella Dancalia etiope, dell’estrazione e del trasporto del prezioso minerale fino ad arrivare al commercio nei mercati di Macallè: “le carovane di cammelli mi hanno subito fatto pensare alla musica di Igor Stravinskij” ha dichiarato l’autrice, che infatti affida alla colonna sonora del compositore russo la forte linea drammatica del corto. “Toilette: costume e malcostume” di Pierantonio Leidi si rivela più che altro un divertissement dell’autore del Cineclub Bergamo, che ha unito foto di numerosi bagni pubblici con sequenze di noti film ambientati per l’appunto alla toilette (solo per citarne uno “Cafè Express” di Nanni Loy): Piavoli ne rimprovera la troppa disinvoltura pur lodandone la giovialità. Beppe Rizzo del Cineclub Alassio propone invece “Verso il tramonto”, un montaggio liricizzante di immagini di repertorio e riattualizzazioni nel presente: il tentativo è quello di far rivivere il passato, rischiando però di sfiorare il patetismo, come fa notare il maestro Piavoli. “Un’altra estate” è l’evasione sperimentale, personale e audio-visiva, risultato dell’isolamento volontario con computer, videocamera e smartphone della Gabriella Vecchi del Cineclub Torino, che in una moltiplicazione di schermi e visioni, si interroga sull’impossibilità di evadere dalla realtà e dalla sua violenza. “Countdown” è invece una vera e propria denuncia sull’abbattimento di una sequoia secolare da parte di un imprenditore per lasciare spazio a un parcheggio: mentre all’autore Rolf Mandolesi interessava evidenziare l’ipocrisia della politica, Piavoli rimane affascinato dai suoni, elementi caratterizzanti la sua filmografia, della sega elettrica, paragonabili alle urla strazianti dell’albero in pena. Giorgio Sabbatini mostra “Rovine”, intese sia come antichi resti di un passato lontano nelle immagini di Machu Picchu, che come disastri derivati dalla guerra tra popoli: distruzioni che in fin dei conti sono causate molto più spesso per mano dell’uomo, anziché della natura. “La scelta” di Roberto Merlino è un vecchio progetto richiesto dalla Pubblica Assistenza Sociale di Pisa, che nel tempo ha subito diverse variazioni e tagli: “Non bisogna innamorarsi delle proprie immagini” sostiene Merlino, trovando la piena comprensione di Franco Piavoli. Per concludere, l’ultimo documentario proiettato è quello di Paolo Fantini del Cineclub Isca Milano, “Il castello del re”, incentrato sulla figura dell’ultima guardiano del faro di Cozzo Spadaro, Giovanni Lupo: un canto del cigno di una professione destinata a scomparire, rimpiazzata dall’automatizzazione sempre più completa; Piavoli, come i spettatori in sala, rimane affascinato dall’aspetto umano del farista e dalla sua dedizione, invitando l’autore Fedic a soffermarsi di più sull’insostituibilità dell’uomo.
Come unica eccezione alla ripresa del reale si è contraddistinto “E ora balliamo noi” del sardo Franco Fais, presente anche in concorso con il film “Metamorfosi millenaria”: il corto proiettato nello Spazio Fedic è una rielaborazione della scena del ballo in montagna del film “Pelle di bandito” di Piero Livi attraverso dei pupazzi costruiti dallo stesso Fais. Si è conclusa così un impagabile incontro di due giorni nel confronto con uno dei grandi nomi del cinema italiano. Confidando nella replica nella prossima edizione, i circoli hanno avuto finalmente l’occasione, oltre di essere aiutati dal parere di un esperto illustre, di soddisfare, come ha sottolineato Merlino: “una delle esigenze primarie di tutti i cineasti: essere visti”.
Giulia Marras